D.L.T. ovvero Disjointed Learning Theory
Ne hai mai sentito parlare? Neppure io, fino a qualche mese fa quando mi sono iscritto ad un corso di business coaching di Evercoach. L’autore del corso, Ajit Nawalka (che è anche il co-fondatore di Mindvalley), cita questa teoria come una risorsa imprescindibile per chi vuole intraprendere un percorso di crescita personale e – a maggior ragione – professionale. In poche parole, il significato di D.L.T. è sintetizzabile così “impara da più fonti possibili per avere una visione dell’argomento che stai studiando più ampia e completa possibile”. Riporto un estratto del manuale del corso: “All great ideas come from a place that is outside regular thinking and beliefs. Outside the norm. Electricity. Space travel. The smartphone. All of these things were created from a single central idea that went way beyond "regular" thinking and beliefs of the time. So how do you go beyond regular thinking? How can you push past the "norm?" Allow yourself to expand your thinking by exploring and collecting information and knowledge that are different or even conflicting with what you already believe is right or true. Be open to learning from people who are different than you. This is called the Disjointed Learning Theory”.
Lette queste righe mi sono sentito sollevato, perché nel mio percorso non ho mai, mai e poi mai creduto che una sola fonte potesse darmi una visione completa ed esaustiva. All’opposto, mi sono sempre un po’ vergognato di confidare che la maggior parte di quello che so, di qualsiasi materia, l’ho assimilato da fonti e processi che sono apparentemente in sincope, in dissonanza, in contrasto con la base teorica “ufficiale”.
Un esempio? Non ho imparato il lavoro di export manager sui libri o da un mentore che mi iniziasse all’arte di vendere, ma l’ho imparato dai libri e documentari sulla natura, in special modo quelli sul dog-training, sui lupi e sulle dinamiche del branco. Si, non è un errore hai capito bene. E si, forse non ho tutte le rotelle a posto, ma i miei clienti sono sempre stati felici di lavorare con me, perché abbiamo creato un branco, con un senso di appartenenza e un coinvolgimento profondo nel lavoro che svolgevamo insieme per il raggiungimento degli obiettivi comuni. La parte “Economia e Commercio” del mio lavoro invece (quella dei numeri-numeri-numeri, profit-profit-profit, manager-manager-manager) quella non mi è mai entrata nel cuore. La DLT invece sì, e mi ha salvato le terga, mi ha dato un lavoro e per questo le sono molto affezionato, anche se ho scoperto il nome solo nel giugno 2020.
Ah già, mi sono ripromesso di essere più succinto e di non scrivere più quei post da oltre 15.000 caratteri, quindi ecco la mia top-list dei libri indispensabili per il leader. Ciao!
1. Il coach da un trilione di dollari (E. Schmidt – J. Rosenberg - A. Eagle)
Non so citare un'altra lettura alla quale io sia più affezionato. Potrei recitarlo questo libro, a memoria. L’ho letto e riletto, sottolineato, evidenziato iniziato, finito, prestato e preso in mano sette milioni di volte. Guess what? Ogni volta è più bello e più illuminante. Vorrei averlo scoperto prima, averlo regalato ai miei superiori sperando che lo avrebbero apprezzato e che ne avrebbero fatto tesoro. Invece no. Pazienza … e torniamo al libro che in poche parole è un libro postumo. Postumo non rispetto alla morte dell’autore (che sono molti), ma alla morte del soggetto: Bill Campbell appunto. Bill è stato il coach dei top-managers (incluso Steve Jobbs) delle aziende più innovatrici di sempre, tra cui Apple e Google giusto per citarne un paio. Alla sua morte una cinquantina di top-managers a livello planetario si sono accordati per raccogliere aneddoti, ricordi e storie su Bill, e su come fosse stato in grado di formare una classe di managers che hanno poi cambiato il mondo con i prodotti e i servizi delle aziende che hanno guidato. Insomma libro top. Top del top, di tutti i libri top. E basta.
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2. L’uomo che sussurrava ai cani (Graeme Sims)
Sottotitolo: “Come educare il tuo cane usando il suo stesso linguaggio” Meraviglioso scritto, anche se coi cani non hai mai avuto niente a che fare, perché è la celebrazione di una delle skills che ogni leader deve per forza avere per non essere un boss, cioè la capacità di immedesimarsi negli altri per comprenderne le esigenze, le reazioni e le ragioni che stano dietro alle azioni ed al comportamento. Fatto questo – che già non è da tutti – va sviluppato un linguaggio non-verbale per comunicare ad un livello profondo e in modo incredibilmente efficace. Se guidi un team, vuoi che ti segua e lavori con te devi sapere come leggere le situazioni, i comportamenti, le dinamiche, e comunicare in modo funzionale rispetto allo scopo che vuoi ottenere. Secondo me va benissimo anche se hai figli adolescenti, comunque Graeme Sims ti piega con disarmante semplicità come arrivare a quel livello di empatia ed efficacia nella comunicazione e, se un uomo può riuscirci con un cane, un leader dovrebbe riuscire a farlo un con suo simile visto che parte avvantaggiato dal fatto che almeno il linguaggio non va inventato. O no? Se hai un figlio adolescente la risposta concordo che sia un NO secco. La cosa straordinaria è che Sims ci riesce senza parlare, senza gridare, senza “tavole della legge”, che il cane sia uno o che siano cinquanta tutti insieme, stabilendo un patto di amicizia/fiducia/rispetto. Leggilo, fatti un favore. Se poi hai un cane è obbligatorio, vi cambierà la vita.
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3. Lavorare con intelligenza emotiva (Daniel Goleman)
Per quei pochi che non lo conoscono, Goleman è stato docente di psicologia ad Harvard ed è uno dei più noti e strapagati consulenti a livello galattico in materia di intelligenza emotiva. Mai come oggi c’è bisogno di paccate di intelligenza emotiva nel mondo del lavoro. Allora, se senti il bisogno di lavorare prestando attenzione a chi ti circonda, se vuoi essere un leader diverso da chi ti ha detto che basta dispensare punizioni e far volare le sedie alle riunioni, qui puoi trovare spunti e tanto di quel materiale da ingozzarti. Se hai a che fare con le persone questo libro può metterti in condizione di lavorare bene, ed essere rispettato perché dai rispetto e attenzione. In più si legge veloce e non ha l’odore di un mattone di psicologia. Dài, Amazon o BOL. E fatti un altro favore.
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4. Exactly what to say (Phil M. Jones)
Lo avevo comperato come parte di quelle offerte al kilo che ogni tanto Amazon fa, tipo “5-libri-sull’argomento-X-a-tre-spicci-e-trentotto-cent”. Preso. Poi è rimasto a prendere polvere sul comodino per un anno abbondante, se non due, finché una amica me lo ha vivamente consigliato come lettura smart, di quelle che ti fanno dire “Azz! Perché solo adesso lo leggo?”. E infatti aveva ragionissima; è facile, semplice, veloce quasi “fumettoso” con quelle poche parole scritte giganti su ogni pagina. E funziona. Utilissimo se sei un venditore, ma anche se hai tra le job task negoziare o convincere qualcuno o tenerlo buono. Gli ho anche dedicato un post sul mio blog (anzi due, li trovi nella categoria “vendita”), d’altro canto Jones non è un babbo se oltre 2milioni di persone hanno seguito i suoi corsi e seminari in 5 continenti. Oh, fatti il terzo favore letterario di oggi e portatelo in camera, ché si legge in un amen e ti resta in testa come una prece. Parola di lupetto.
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5. The answer (Allan & Barbara Pease)
Il titolo è abbastanza da spaccone: “La Risposta”. Il sottotitolo è “how to take charge of your life and become the person you want to be”. L’autore che ha scritto il titolo non ha sforato, e ha ragione anche chi ha pensato al sottotitolo. Il taglio è romanzo autobiografico/manuale/eserciziario, un mix che con me ha stranamente trovato terreno fertile, forse perché l’ho letto in un momento in cui dovevo cambiare per forza, per non dare di matto del tutto o fare una str … di quelle che poi non sei sicuro di poter sistemare. Se sei stanco di quello che hai/fai e c’è un germoglio di voglia di prendere in mano la situazione per cambiarla (invece di limitarti a triplicare gli Spritz) The Answer è un gran bel primo passo nella giusta direzione. Non è un vero corso, ma gli esercizi frammezzati dalle storie della loro vita (sono due matti gli autori) lo fanno digerire e funzionare. Da uno a dieci, un bell’otto. Minimo.
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6. The power of habits (Charles Duhigg)
La copertina è fighissima: il criceto che scende dalla ruota, tipo: "sai che c'è ... adesso ci corri tu nella ruota". Grande. Il titolo è intrigante: "il potere dell’abitudine". Il sottotitolo è cristallino: ”perché facciamo quello che facciamo e come cambiare”. Tre tiri, tre centri. Pieni.
Se hai a che fare con il change management questo libro è la Bibbia, perché estirpare un’abitudine è una delle cose più difficili, e introdurne una nuova forse lo è ancora di più. Specialmente se è una buona o sana, perché a fare cazzate a rotazione invece siamo tutti campioni. Comunque sia, il post-pandemia sarà per forza di cose una questione di gestione del cambiamento, o meglio di "abitudine a cambiare le abitudini che abbiamo appena cambiato" durante questo anno, quindi trovargli un posto nella libreria è cosa saggia e buona, per tutti. Manager, leaders o no. Com’è il libro? Allora, leggerissimo non è, perché è uno studio scientifico alla fine. Ma come ogni teoria scientifica dimostra la sua tesi, anche questo libro lo fa, e qui la prova-provata è il successo che alcuni personaggini del calibro di Michael Phelps (nuotatore olimpico stramedagliato), il CEO di Starbucks Howard Schultz, Martin Luther King ecc. hanno avuto. Indovina come? Cambiando le abitudini negative e imparando quelle “buone”.
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7. Lifebook (Jon & Missy Butcher)
L’ho lasciato per ultimo questo, perché è quello che mi ha proprio cambiato la vita. Momento serietà. Eh già.
Si tratta di un libro che non si legge, perché lo devi scrivere tu. È il libro della tua vita, e che tu sia un leader di una azienda oppure no non conta, perché tutti siamo innanzitutto leader di noi stessi (meglio dovremmo?) e demiurghi della nostra esistenza sul pianeta verde-e-blue. Se non ti sistemi tu, se non hai chiaro in mente chi sei e quello che vuoi, non potrai mai “leaderare” gli altri. Punto.
Il Lifebook alla fine è un corso di crescita personale che ti conduce attraverso le 12 categorie della vita, come lavoro, denaro, relazioni, salute e via di seguito fino a dodici, e ti fa mettere a nudo, o meglio ti fa pensare a cosa vuoi, come lo vuoi. E poi te lo fa pure scrivere nero-su-bianco. Detto così, non gli ho reso giustizia, ma rischio di dilungarmi perché l’argomento è pregnante, serio e di importanza … vitale. Se devo essere sincero è il primo libro che ti consiglio. Se lo leggi è perché lo hai scritto, e gli altri andranno giù come un chupito ghiacciato dopo 2 ore di beach volley sotto al sole di ferragosto.
Link Mindvalley: www.mindvalley.com/lifebook
Allora, fine del post, e neanche stavolta sono stato di parola, alla faccia dello stringato e succinto ... “solo” 10mila caratteri. Ma sto migliorando, spero che le parole siano arrivate e che la mia read-list ti sia utile.
Hai già letto qualcuno di questi libri o ne hai sentito parlare? Sono curioso di sapere se ti sono piaciuti o se hai intenzione di leggerne qualcuno, so share if you like, I like if you share!
Potrebbero interessarti anche i miei due post tratti dal libro di Jones oppure come fare branco coi clienti o ancora cambiare la tua vita in 5 mosse
a presto!
Dennis
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